L’amore costa
Quante volte, troppe volte,
ci siamo chiesti perché. Eppure un bilancio perfetto di elementi ci mantiene
insieme al nostro partner. Perfetto si, ma il bilanciamento richiede aggiunte
successive e prelievi frequenti che sballano, anche se solo momentaneamente, la
stasi creando sorprendenti alti ma pericolosi bassi.
L’amore costa, e non intendo dire che essere fidanzati richiede un sostanzioso
conto in banca o una fonte inesauribile di danaro (certo anche quello!) ma mi
riferisco agli sforzi che quotidianamente dobbiamo essere pronti a esercitare su
noi stessi: smussare gli angoli del carattere, accettare quello che in altri
casi chiameremmo “vessazioni”, essere costretti a cene con parenti e obblighi
mondani in genere. Insomma c’è il problema dell’inter-relazione stretta con una
persona e, in più, i doveri raddoppiano.
E per non parlare delle rinunce. Rinunciare alla libertà di un viaggio da solo,
alle serate con amici e a parecchie delle vecchie, care, abitudini.
Gli hobbies si perdono e spesso anche il rapporto con gli amici cambia, uno
stravolgimento dello stile di vita. È uno stravolgimento sicuramente relativo
però, il lavoro rimane quello e gli “orari d’ufficio” anche e, se si è tanto
fortunati da trovare una persona mentalmente sana, si può, una volta ogni due
settimane al massimo, venire meno agli obblighi sociali e morali della vita di
coppia grazie alla “facoltà di ricezione di grazia”, una specie di bonus, la cui
frequenza di utilizzo non può salire troppo, pena essere ritenuti menefreghisti
ed egoisti.
Mia nonna dice che l’amore vero “non esiste più”, che ora si sta insieme solo
per convenienza reciproca. Ed è questa una cosa che io stesso ho notato più
volte. Quindi allora il costo dell’amore, ma che spesso amore non è, viene
ripagato da un qualcosa che fa parlare di “convenienza reciproca”. E in cosa
consisterebbe mai questa convenienza? Niente di più semplice: la paura della
solitudine. Per non parlare dell’abitudine di stare insieme a qualcuno, cultura
prettamente meridionale insita in qualsiasi individuo di qualsiasi “genere”.
Ma non si dice che è meglio star soli che male accompagnati? E la forzatura di
stare insieme a qualcuno non per amore non è paragonabile ad una brutta
compagnia? Beh, forse no. Sarà anche poco romantico ma infondo l’amore cos’è?
Tante belle sensazioni ed emozioni, la condivisione di momenti magici e il
sostegno per superare quelli neri, il tutto costellato da sacrifici e
ammorbamenti. E se qualcuno non trova la persona giusta ma una qualsiasi e se la
fa diventare giusta che male c’è? Trova la sua felicità e magari ne regala un
po’ ad un'altra persona.
La misura dell'amore
Esiste un metro per la
valutazione dell’amore che proviamo e di quello che abbiamo provato in passato?
Ognuno ha avuto almeno più di un amore…e sapremmo dire quale tra tutti è stato
il più grande.
E’ vero, e ne siamo tutti consapevoli, che ogni persona si ama in modo diverso:
chi in maniera più tenera, chi in maniera più matura, chi in maniera più
incosciente, chi in maniera passionale. Eppure ci si ricorda in modo più sentito
degli amori più sconvolgenti, più passionali, più travianti, quelli che magari
ci hanno fatto soffrire e gioire allo stesso tempo. Quasi come se togliessimo
credito ad “Amori” sicuramente più “tranquilli” e per gli stessi versi più
“stabili” e “promettenti”.
Sicuramente si può rispondere dicendo che i tipi di amori sono diversi gli uni
dagli altri, ed è ovvio che ognuno di essi è importante a suo modo, come fossero
spicchi di una stessa arancia e che non si può stilare una classifica di
“quanto” si è amato “chi”. Ma ognuno di noi conosce il peso che associa a ogni
tipo di amore. L’impossibilità di gerarchizzare il sentimento quindi cade,
facendo nascere dubbi non solo a noi stessi.
Se poi non riusciamo a valutare i diversi amori della nostra vita possiamo
invece misurare in maniera relativa l’amore che proviamo verso una persona,
spesso ci sentiamo raccontare infatti “non l’amo più come una volta” o “non l’ho
mai amato tanto”.
Si cresce, si matura e si prende poi coscienza che bisogna fermarsi di cercare
un amore sempre più grande. Ricerca utopica, proprio perché è l’amore che viene
da noi. Non viceversa.
Luca
La verità è dietro l'angolo
Il fatto è che la risposta
più semplice è sempre quella più giusta. Per quanto possiamo sforzarci,
inventare teorie e arrovellarci il cervello per la ricerca di spiegazioni
improbabili la verità la possediamo già.
Non siamo più abituati a riconoscere la soluzione dei nostri problemi come
quando eravamo più piccoli e, ebbene si, più saggi. Se ci batteva il cuore
eravamo innamorati, se avevamo un disagio è perché avevamo subito un torto
facilmente ricollegabile alla fonte.
Capita spesso di non andare d’accordo con il partner o con un amico, di avere
problemi con essi, eppure ci crogioliamo in un dolore dal quale potremmo uscire
in un momento. La verità, e quindi la risoluzione del problema noi la
conosciamo, possa essa essere la presa di coscienza della mancanza d’amore,
della mancanza di qualsiasi sentimento da parte di uno o dell’altro o la
consapevolezza di adottare comportamenti sbagliati.
Ci lamentiamo e ci danniamo quando tutti invece ci guardano con gli occhi
strabuzzati dallo sgomento. Ma allora mi domando: è davvero il dolore che ci
annebbia e ci fa sprofondare in mille dubbi oppure è solo la paura di affrontare
una verità scomoda e dal duro impatto emotivo che ci fa vivere nel limbo del
“non identificato”?
Ovviamente si parla nei casi in cui non si è confusi con se stessi, li il
problema non può essere risolto se non con il passare del tempo e/o con
l’accumularsi di esperienze.
Luca
La discoteca
C’è chi ci vive, c’è chi la
fugge. Sta di fatto che la discoteca resta uno dei mo(n)di più estemporanei per
la conoscenza e per l’incontro. Eppure è sempre il più quotato per quanto
criticata possa essere.
Giorni fa ho realizzato che, come per tutto, la valutazione che abbiamo delle
cose cambia come cambia il nostro umore, la nostra predisposizione ad esse.
La discoteca gay poi è l’apoteosi del genere. Persone dello stesso sesso che si
ritrovano nello stesso luogo almeno una volta a settimana senza un motivo
preciso. C’è chi dice per spirito di unione, chi perché diventa una droga, chi
per “incontrare”, chi per incontrare per poi criticare, chi perché “sennò che
faccio”. Insomma è il miglior campionario di stili (anche di vita) che si possa
trovare.
L’altra sera mi sono ritrovato per l’ennesima volta all’Edenlandia. Lì , dove
tutto era fatato da piccolo, quasi come per contrasto sono ambientate serate
danzereccie a uso e consumo di gay e lesbiche in prevalenza. La serata è stata
piacevole e mentre tanti si lanciavano occhiate di vario genere io mi godevo la
freschezza del piccolo parco del divertimento pieno di luci con in mano il mio
long drink. Può sembrare stupido ma trovarsi in mezzo a persone dello stesso
sesso per un gay è piacevole e non dico dal punto di vista sessuale, quello può
essere intuitivo. È una sensazione giustificabile dalla comune volontà di
divertirsi assieme e allo stesso modo.
Eppure ci sono delle incongruenze. Conosco il mondo etero bene e quasi
altrettanto bene il mondo gay. Se il primo è complicato dalla differenza dei
sessi quello omosessuale lo è dall’uguaglianza dei sessi. Silenzi immotivati e
discontinuità inconcepibili nel comportamento delle persone sono all’ordine del
giorno in una relazione di amicizia gay, ma alla fine è ascrivibile tutto a mera
invidia (non si sa poi di che) o a complessi sepolti. O, più vilmente, per
semplici ripicche. E questo vale per la maggior parte di noi.
Ma se siamo tutti uguali, tutti dello stesso sesso, se cerchiamo tutti la stessa
cosa, perché ferirsi a vicenda?E per niente?
La discoteca è anche il tempio della ferita. Qui si creano grandi aspettative in
un niente ma altrettanto velocemente queste possono essere distrutte, un
microcosmo con delle leggi proprie che, sebbene nessuno riconosca come proprie,
tutti rispettano. Grandi, piccoli e di tutte le classi sociali.
Luca
Il diritto di offesa
E’ capitato a tutti di
soffrire. Tutti noi abbiamo avuto bisogno almeno una volta nella nostra vita di
gridare il nostro dolore. O, meglio, abbiamo avuto bisogno di gridare quanto
qualcuno ci ha fatto soffrire.
Dopo un prima fase di “povero/a me” inizia la realizzazione più o meno razionale
del dolore e l’individuazione della sua causa. Che ovviamente nei rapporti
interpersonali si traduce facilmente nel comportamento sbagliato dell’altro.
Spesso si sentono le necessità di esternare al mondo intero tutte le nostre
buone intenzioni e di mettere in evidenza tutti gli errori altrui fino quasi a
diventare dei perfetti avvocati di noi stessi. La nostra “buona causa” diventa
così una vera e propria offesa.
Si sfocia così, facendosi prendere la mano dalla sofferenza e dall’orgoglio
neonato, in uno sfogo a piede libero in cui tutte le leggi del rispetto verso le
persone viene abbandonato. Le esagerazioni vengono così velate dallo strato di
sangue che si crea davanti agli occhi tanto che non ci sono più distinguibili.
Non si è per niente lucidi ne tanto meno corretti. Capita quindi che la nostra
giuria, l’amico di turno, si trasformi nella parte avversa del dibattito. E
troppe volte, per i nostri gusti, la giuria si trasforma in pubblico ministero
facendo passare noi dalla parte dell’accusatore alla parte dell’accusato.
Ma la questione è: esiste un diritto nell’offesa contro chi ci ha offeso? Ed è
giusto offendere chi ci ha offeso per il gusto di liberarsi dell’offesa
ricevuta?
La realtà è che quello che ci sembra normale e giusto in un certo stato mentale
può sembrarci illecito in una certa altra situazione.
Luca
Quando finisce una storia
C'è chi lascia e chi viene
lasciato.
Ci sono sempre responsabilità in entrambe i ruoli, sia prima che dopo la
rottura. Ma è sempre dopo la rottura che le responsabilità sono più forti,
proprio perchè non c'è più rimendio ad errori e l'idea che si da in questa fase
rischia di diventare quella definitiva.
Dopo la separazione il carnefice è quello che si trova nella posizione più
difficile. Sempre che, nonostante tutto, tenga a cuore il lasciato. Mentre
questo ha qualcosa da fare, piangere e chiedersi i perchè, la vera vittima è il
"lasciatore" che tra le critiche generali si danna per trovare una via di fuga...c'è
chi sogna una vacanza, chi si butta nel lavoro, chi si trova degli hobbies.
E che non si dica che la separazione è consensuale. La "colpa" sta sempre più da
un lato che dall'altro. E tutti e due sanno precisamente da che lato.Anche se a
volte fa male ammertelo.
Luca